SSHD

Non mi fregate più: SSHD

Gli hard disk ibridi (o SSHD) sono l’ultima tecnologia nata in ambito di dischi rigidi.
Segnano il punto di svolta in questo settore, assottigliando il divario tra prestazioni e capienza.

Di fronte al disco fisso dei nostri computer noi consumatori siamo sempre stati soggetti ad una scelta: veloce o capiente? Nonostante i diversi upgrade a livello di interfaccia e architettura per rendere i dischi sempre più performanti, questa domanda non ci ha mai abbandonati, fino ad oggi.

Gli hard disk ibridi, come si può intuire dallo stesso nome, sono un mix.

La tecnologia ibrida consiste infatti nel combinare i vantaggi prestazionali di una memoria NAND flash (SSD) e quelli di capienza di un hard disk tradizionale (HDD).

Per capire a fondo le differenze tra queste due tecnologie vi rimando al mio precedente articolo “Non mi fregate più: HDD e SSD”.

La nascita della tecnologia ibrida

Seagate Samsung

Gli hard disk ibridi vedono la luce nel lontano 2007 grazie a Samsung e Seagate che introducono sul mercato i primi modelli: il Seagate Momentus PSD e il Samsung SpinPoint MH80.
All’epoca il quantitativo di memoria flash installato era minimo (dai 128 ai 256 MB) e tali hard disk non decollarono.

Seagate Momentus XT

La svolta avviene nel 2010 con la nascita del modello Seagate Momentus XT che viene per la prima volta definito “solid-state hybrid drive”.
Si trattava di un modello di successo che combinava alla perfezione le due tecnologie: 500 GB di HDD e 4 GB di memoria NAND flash integrata.

Il Momentus XT è rimasto il riferimento di questo mercato fino a due anni fa.

La tecnologia ibrida in dettaglio

Esistono due tecnologie per la gestione dello storage “ibrido”:

  • I dual-drive hybrid systems
  • I solid state hybrid drives

Dual-drive hybrid system

Apple Fusion Drive

Il sistema ibrido dual-drive combina due differenti device: un SSD e un HDD.

Le prestazioni generali vengono gestite o in modo manuale dall’utente, che sceglierà quindi come utilizzare i due drive (comunemente le lettere C e D) o in modo automatico e invisibile dal sistema operativo con un’unica lettera assegnata (un esempio è il Fusion Drive di Apple).

Il contro di questa tecnologia è la necessità dello spazio fisico per l’installazione di due dischi separati.

Solid state hybrid drive

Il disco ibrido, conosciuto anche come SSHD, consiste in un singolo supporto. All’interno del classico HDD viene inserita una memoria NAND flash.
La tecnologia che veicola il disco identifica gli elementi associati alle prestazioni (avvio, dati più utilizzati…) e li memorizza nella memoria flash, lasciando tutto il resto nell’HDD.

I modelli di riferimento nel mercato dei dischi ibridi sono la gamma Momentus XT e Laptop SSHD di Seagate.

Il lato negativo dei dischi ibridi è che la quantità di memoria flash installata è minima, normalmente intorno ai 4/8GB e viene gestita solo a livello di caching, quindi non come un “serbatoio” vero e proprio, ma esclusivamente per velocizzare l’accesso ai dati.

SSD SSHD

È meglio il dual-drive hybrid system o il solid state hybrid drive?

Non mi sento di dare una risposta assoluta, dipende molto dall’utente e dall’hardware a disposizione.

Se l’utente è mediamente esperto, non si affida (meglio fida?) a soluzioni automatiche per il salvataggio dei dati e le installazioni.
La soluzione dual-drive per lui è forse la migliore.
Tale soluzione inoltre apporta i maggiori vantaggi a livello di prestazioni, poiché un disco SSD dedicato è più veloce di un disco ibrido, anche se non di molto.

Al contrario, per coloro che non vogliono grattacapi, gestire una singola unità ibrida è molto più comodo.

Ci sono poi altri due fattori a vantaggio del disco ibrido:

  • È un solo drive, quindi l’installazione su larga scala è sicuramente più semplice e fattibile (lo spazio per un secondo hard disk nei notebook è spesso assente).
  • Il prezzo: un disco costa meno di due.

Esiste un terzo incomodo

WD Black 2

Il dual-drive system e l’hybrid drive sono le due tecnologie ufficiali, ma ne esiste una terza nuova, nuova che ancora non ha nome e prende quello del modello che la identifica: il WD Black2.

Western Digital si è posta una domanda: come fare a combinare il meglio di un SSD e di un HDD con anche il vantaggio del totale controllo senza utilizzare due dischi?

Si è risposta progettando il WD Black2 che di fatto non è un disco ibrido, bensì un dual drive senza però funzioni di caching. In pratica con un solo disco fisico si possono gestire indipendentemente sia il modulo flash che quello meccanico.

L’ulteriore vantaggio è che la memoria NAND non si limita agli 8GB, passa bensì a 120GB, una rispettabile capienza sia per sistema operativo che per programmi e dati più utilizzati.

Western Digital sembra aver fatto il colpaccio con il suo WD Black2, peccato che oggi sia supportato solo dai sistemi Windows e che il prezzo per SSD da 120GB e HDD da 1TB non sia poi così popolare, è intorno ai 300 euro.

Gli hard disk tradizionali sono morti?

HDD death

La risposta è si, almeno per il reparto notebook e ultrabook, quindi hard disk da 2,5 pollici.

Seagate all’ultimo CES 2013 di Las Vegas ha annunciato che non produrrà più hard disk da 7200 giri per i notebook, presentando contestualmente il suo nuovo modello di SSHD.
I fatti parlano chiaro: nonostante gli SSHD di Seagate montino un hard disk da 5400 giri, le prestazioni generali sono superiori rispetto al più veloce classico 7200 giri.
I vantaggi poi in termini di riscaldamento dell’unità sono molti, la scelta è quindi abbastanza ovvia.

Conviene passare ad un SSHD?

Si, oggi conviene.
Gli algoritmi che stanno dietro alla tecnologia ibrida oggi sono molto buoni.
La velocità generale di accesso ai dati rispetto a un HDD tradizionale è palesemente evidente.
I costi sono di poco superiori ad un hard disk meccanico e ancora di molto inferiori ad un SSD di pari capienza.
Il vantaggio di avere un’ottima capienza associata alla velocità generale è notevole.

Giovano della tecnologia ibrida tutti i notebook un po’ datati che vogliamo far rivivere, ma anche quelli attuali venduti con un hard disk tradizionale.

Nel mio personale caso, sto valutando di passare ad uno di questi dischi sul mio MacBook Pro che monta un SSD da 256GB, pur consapevole che andrei a diminuire (seppur non di molto) le prestazioni generali; prediligo un buon serbatoio e la comodità alla velocità assoluta, considerando anche i prezzi e la scomodità generale di un disco esterno thunderbolt.

Esistono soluzioni ibride anche da 3,5 pollici, ossia per computer desktop, ma sono ancora poco gettonate. Il mercato si spinge sempre di più verso prodotti portatili e non escludo che prima o poi anche i cari e vecchi “cassoni” sotto le nostre scrivanie scompariranno, almeno a livello consumer.

Conclusione

Il dilemma SSD vs SSHD oggi non si pone: scegliamo un SSHD se vogliamo capienza e un SSD se non ci serve troppo spazio.

Quando però il prezzo degli SSD diventerà competitivo, la storia cambierà… voi che ne dite?

Stay tuned!

Barbara Catizone

Project Manager & Design Specialist - Specializzata in Web Design, HTML5, CSS & SEO. Appassionata di tecnologia e nuove tendenze. Sito internet: www.graphbabs.com

Posted on by Barbara Catizone · 14 comments

14 comments

  1. marco
    - Reply

    salve Barbara, nel tuo articolo in cui confronti dischi HDD e SSD tu spieghi che la vita minore di un drive a stato solido non è un problema grave. Ti chiedo: come mai? è valido anche per unità ibride?

    grazie

    1. Barbara Catizone Author
      - Reply

      Ciao Marco,
      sostengo che non è un problema poiché il ciclo di vita di un SSD è si limitato, ma in una misura tale che è praticamente eterno. Non ho mai personalmente sentito di persone alle quali un SSD è “morto per vecchiaia”. Si, vale anche per le unità ibride.

      Ciao!

      1. Marco
        - Reply

        Salve,
        ok in sostanza dici gli ssd ci mettono troppo a morire, quindi non preoccuparti. ieri avevo trovato un link ad un forum dove uno calcolava l’ordine di grandezza della vita di un ssd partendo da alcuni parametri costruttivi ed assumendo 20Gb di scrittura quotidiana. Ovviamente ho perso questo link. Ora, per quanto la cosa a tratti mi paresse fumosa, avevo capito che la vita è proporzionale alla capienza poiché il drive reindirizza la scrittura da celle locked a celle ancora vive e non impiegate. Mi chiedo: se un sshd possiede intorno agli 8 Gb di memoria a stato solido, non dovrebbe essere decisamente meno durevole di un ssd tradizionale? io mi aspetterei che dopo un anno di impiego medio lui si ritrovi con tutte le celle a stato solido locked e impieghi solo le celle tradizionali, funzionando come un hdd normale.. che ne pensi?

        1. Barbara Catizone Author
          - Reply

          Ciao!
          Più che una questione legata alla capienza, la vita di un ssd è legata al tipo di memoria installata. Considera che le nand di tipo TLC sono meno performamti e mediamente tre volte meno durature di quelle di tipo MLC. Quindi tutto sta a controllare bene le caratteristiche tecniche.

          Buon acquisto
          Babs

  2. alberto
    - Reply

    “sostengo che non è un problema poiché il ciclo di vita di un SSD è si limitato, ma in una misura tale che è praticamente eterno”

    parlano di ssd non di di ibridi se lo si usa poco o niente è vero ma al giorno d’oggi un pc/notebook moderno monta 8gb di ram e un sistema win8 o osx (con l’ibernazione di default) basta accenderlo/spegnerlo un paio di volte al giorno e già hai SCRITTO ben 16gb sull’ssd senza fare ancora nulla!
    Se poi ci si mette scaricare/trasferire film, giochi o altri files di grandi dimensioni si fa in fretta a macinare gigabyte e terabyte deteriorando l’ssd velocemente

    purtroppo non ci si può basare sul “ciclo di vita” teorico dichiarato dal produttore che appunto è solo un dato stimato, ricavato da test da stress di laboratorio,
    test che tra l’altro quando vengono rifatti da terze parti danno risultati molto inferiori a quelli pubblicizzati del produttore (anche del 30%):
    httpr://ssdendurancetest.com/
    che in ogni caso vanno “presi con le pinze” come i consumi delle auto :)
    un conto è fare un test continuativo che scrive su tutta l’ssd in modo sequenziale e con le stesse condizioni (t, umidità ecc) un altro conto è l’uso quotidiano : (

    Lo stesso discorso vale per gli hdd , anche loro sono dichiarati ben più eterni delle ssd eppure nella realtà succede che si guastano anche dopo soli 3-4 anni (usandoli nel migliore dei modi senza nemmeno trasportarli)

    i dati ufficiali dei produttori indicano che si guastano più HDD che SSD (5% contro quasi il 2%) però anche qui bisogna dire che stanno confrontando volumi e costi nettamente diversi (come 100000 fiat e 100 ferrari :o ) inoltre sono dati legati a qualsiasi tipo di rientro (quindi anche incapacità del cliente a montare il disco, guasto da trasporto ecc) sarebbe interessante conoscere i soli guasti da deterioramento… che temo sia contro i loro interessi fornire
    come rivenditore posso confermarti che diverse ssd di marche note si sono rotte in meno di due anni (per fortuna rientrando nella garanzia) e non erano assolutamente usate in modo intenso,

    proprio per ovviare a questo grande lacuna molti produttori hanno deciso di fornire 3 e persino 5 anni di garanzia (che non vuol dire che non si rompono in 3 anni, ma almeno quando succede la sostituiscono)

    Di conseguenza con l’ssd è d’obbligo il backup giornaliero e una manutenzione/sostituzione obbligata (sono tutte predisposte coi contatori, basta tenerli d’occhio) perchè a differenza degli hdd le ssd ti lasciano a piedi da un giorno all’altro senza alcuna possibilità di recupero dati , gli hdd invece “muoiono in modo migliore” fornendo qualche segnale di cedimento (ticchettii, rumori strani, blocchi testine ecc) e permettono quasi sempre il recupero dei dati

    proprio per questo molti le evitano ancora, non è un problema da sottovalutare

    1. Barbara Catizone Author
      - Reply

      Ciao Alberto,
      commento veramente completo il tuo.

      Che nulla sia eterno a livello di componentistica è indubbio, se poi parliamo di HDD questa regola è da ricordare prima di ogni acquisto.
      Come ho più volte ribadito e come tu stesso dici, se prendiamo l’abitudine di fare backup programmati, possiamo vivere tutti sereni anche con un SSD e godere dei suoi vantaggi prestazionali.

      Grazie per il tuo contributo.

      Babs

  3. Federico Martinoli
    - Reply

    Non dimentichiamoci che gli SSD non sono soggetti a urti o vibrazioni. Montare un HDD tradizionale su un notebook è sicuramente più rischioso in termini di rotture. Forse un HDD ha un ciclo di vita superiore di un SSD ma solo se viene tenuto perfettamente fermo montato in un PC da scrivania …

  4. alessandro
    - Reply

    ho letto con interesse le vostre considerazioni in merito alle differenze tra gli hard disk. Aggiungo che su un centinaio SSD installati almeno tre volte abbiamo perso tutto con dischi samsung dalla sera alla mattina. Velocissimi ma poco affidabili.

    1. Barbara Catizone Author
      - Reply

      Ciao Alessandro,
      grazie per il feedback.
      Potresti darci più dettagli, tipo il modello/modelli di Samsung che sono morti all’improvviso?

      Grazie
      Babs

  5. Roberto
    - Reply

    Sono giunto alle stesse conclusioni.
    Sui miei due portatili monto SSHD (Rispettivamente il Momentus XT da 750GB a 7200rpm e il Seagate ST1000LM014 da 1TB a 5400rpm).
    Mi ci sono trovato subito benissimo (ho l’impressione che i 7200 del primo si facciano notare di più), il miglioramento delle prestazioni è notevolmente sensibile ed è un buon compromesso tra velocità e capienza senza complicarsi troppo la vita.
    Sulla mia nuovissima postazione fissa (un i7 con 16GB di Ram e “purtroppo” un HD standard da 1TB a 7200rpm) sto temporeggiando ma tra non molto credo proprio che farò anche qui l’upgrade… sto valutando SSHD aventi “tagli” superiori, soprattutto in termini di componente SSD).

    1. Barbara Catizone Author
      - Reply

      Roberto, ti consiglio di fare l’ugrade anche sul fisso, senza SSD il sistema è un pochino sbilanciato.
      Valuta magari un SSD solo per sistema operativo e programmi (ti basterebbe un taglio piccolo 128 o 256 Gb) e l’HHD che hai per i dati. Potrebbe essere una buona alternativa.

      Babs

  6. roby
    - Reply

    a parte il tuo simpatico sorriso complimenti per la recensione.
    non occorre dare sempre ragione ad ogni commento
    (preciso che non ho ancora testato ne ssd ne sshd anche se a breve li proverò
    sono nato come computer con l’amiga 500 commodore nel 1988 e già assemblatore)
    una cosa che non hai menzionato se in mancanza di un gruppo di continuità
    i problemi di recupero sono gli stessi o peggiori
    cordiali saluti roby

    1. Barbara Catizone Author
      - Reply

      Ciao Roby e grazie per i tuoi complimenti.

      Per quanto riguarda la tua domanda, la risposta è no: se un SSD decide di non volerne più sapere, recuperarne i dati è molto difficoltoso.

      Mentre in un hd meccanico con un buon software un utente consumer potrebbe riuscire a recuperare i dati persi, lo stesso non si può dire se usiamo un SSD. Se poi ci affidiamo a ditte specializzate di recupero dati, dobbiamo essere pronti a pagare molto di più rispetto a un recupero da un tradizionale hd.

      C’è però da fare una precisazione.
      Essendo il drive SSD privo di componenti meccaniche, la possibilità di rottura a causa di una improvvisa interruzione di corrente è abbastanza remota.

      Alla fine il mio consiglio è sempre lo stesso: fate sempre il backup indipendentemente dal drive che utilizzate.

      Buona lettura a tutti!
      Babs

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