Heavy Rain

Videogiochi: se non sono film hollywoodiani ci deludono

Era il 1986 quando Sega lanciò sul mercato Out Run, il videogioco di corse che fece sognare una miriadi di ragazzi e anche me.
Ero piccola all’epoca, ma ricordo esattamente l’emozione che provai la prima volta che lanciai il gioco: datassette alla mano e via col caricamento, scelta della colonna sonora (una delle più belle della storia a mio avviso) e partenza a bordo della mitica Ferrari Testarossa!

Fate un salto indietro nel tempo con me.

E’ probabilmente grazie ad Out Run che è nata in me la passione per i videogiochi, soprattutto quelli di corse in auto.

Da allora l’evoluzione in campo hardware ha fatto non passi da gigante, di più! Siamo passati dal Commodore 64 al 128 all’Amiga, dall’Intel i386 all’ i486, per poi entrare nella generazione dell’Intel Pentium ed arrivare ad oggi con console di gioco dedicate come la PlayStation, la Xbox e la Wii, oltre a tutte quelle portatili come il Nintendo DS e la PSP.

Da smanettona ed appassionata del settore, ho seguito questa evoluzione molto da vicino.
Rincorrevo sempre la scheda grafica più potente per giocare senza perdere un frame. Ero malata di benchmark, il mio PC doveva essere sempre al top per supportare qualsiasi videogioco esasperato il mercato mi proponesse. Così passarono i vari capitoli di Need for Speed, Virtua Tennis e gli innumerevoli giochi di avventura come Monkey Island, Ripper, Myst (pietra miliare nelle avventure grafiche) e Riven e ancora Broken Sword, Syberia,  spezzando con degli sparatutto in prima persona tipo Quake, Half-Life, Call of Duty e F.E.A.R… Mi fermo qui perché la lista sarebbe troppo lunga, comunque qualche gioco l’ho visto.

Quello che accomunava tutti questi giochi era la mia passione per il gioco stesso. Le avventure grafiche soprattutto erano storie narrate e coinvolgenti e le ore attaccata davanti al monitor lo dimostrano. Grafica, realismo non erano per me indici di valutazione, ma parlo al passato, oggi è tutta un’altra storia.

PS3 e Xbox360 dettano legge sul mercato. Vuoi giocare? Prenditi una di queste due console, estremamente più comode di un PC.
Quale scegliere però? A livello hardware (Blu-Ray disc a parte) e periferiche si equivalgono, quindi come si fa? Semplice! Facciamo parlare i giochi ed ecco la nascita dell’esasperazione verso il realismo.
Si moltiplicano su YouTube le recensioni splittate PS3 vs X360 sulla qualità della grafica per lo stesso titolo, ma non solo, si sono attivati una serie di altri indici di valutazione come la fluidità, la colonna sonora, il doppiaggio, il gameplay oltre alla qualità della storia e le emozioni che ci passa.

Non si tratta più di giocare per passare del tempo. Vogliamo il film, vogliamo esserne i protagonisti e siamo critici ed esigenti.

Uno degli ultimi titoli che ho giocato è stato Heavy Rain e ho detto tutto. Per chi non lo conoscesse è un’avventura grafica estremamente accurata in tutte le sue parti (se volete approfondire Wikipedia aiuta http://it.wikipedia.org/wiki/Heavy_Rain), ma questa definizione è riduttiva. Heavy Rain è un film multimediale che ha prodotto in me emozioni straordinarie. E’ stata un’esperienza avvolgente in un clima di tensione e angoscia costanti dettati dalla colonna sonora, le inquadrature, la lentezza della narrazione sotto una pioggia continua. Io ero Ethan Mars.

Dopo che il mercato mi offre una tale qualità, diventa naturale anche per me aspettarmela sempre. E’ un po’ come Hollywood: se un film oggi non ci sorprende con effetti speciali, computer animation e un cast eccezionale, non importa che abbia una storia solida, rimane un flop.

La filosofia del giocare è cambiata.
Non si tratta più di staccare il cervello per passare qualche ora in spensieratezza, si tratta al contrario di attivare il cervello per prendere possesso del gameplay e non distrarsi nemmeno un secondo, altrimenti… beh, sei morto.

Mi viene da sorridere, perché poi c’è il paradosso in tutto questo.
Da una parte la sfida continua al coinvolgimento totale, con enormi energie, soldi e tempo spesi per la produzione dell’ultimo titolo di gioco che spaccherà il mercato; dall’altra il ritorno alle origini, al gioco come passatempo, basti pensare a tutti quei giochini a nostra disposizione per smartphone e tablet come Angry Birds o Zombie Farm, dove di effetti speciali nemmeno l’ombra…

Giochi per tutti insomma. Possiamo scegliere la qualità del nostro passatempo ludico.
Poi però rifletto e mi dico: questo non è un film, è la vita reale. Io vivo, respiro, parlo e socializzo, quindi prendo il mio tablet e faccio una partita a Candy Crush.

Barbara Catizone

Project Manager & Design Specialist - Specializzata in Web Design, HTML5, CSS & SEO. Appassionata di tecnologia e nuove tendenze. Sito internet: www.graphbabs.com

Posted on by Barbara Catizone · 2 comments

2 comments

  1. Francesco
    - Reply

    Il gioco, lo svago… quanti ricordi meravigliosi mi travolgono, l’attesa spasmodica della fine delle lezioni per poi correre a casa e tuffarmi in Out Run, che da buon possessore di un Commodore 128 avevo subito cercato, oggi mi manca il tempo per iniziare un gioco e forse anche lo trovassi il senso di colpa mi attanaglierebbe durante il gioco perché penserei di rubare tempo ai miei doveri casalinghi, o peggio alla cura della luce dei miei occhi… Ma la tecnologia ci aiuta come in un tuo articolo precedente, quindi, mano al mio iPad pochi istanti e nei piccoli ritagli di tempo mi ritrovo ancora dopo tanti anni immerso in un gioco.

  2. Barbara Catizone Author
    - Reply

    Vero, il tempo di svagarsi manca un po’ a tutti. E’ proprio per questo che decido di spenderlo… appoggiando la testa sul comodino, almeno per un po’.

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